Diocesi di Rimini – Servizio di Apostolato Biblico
Presentazione della XVII Settimana Biblica Diocesana
28 settembre – 1 Ottobre 2015
Piccole comunità missionarie negli Atti degli Apostoli
Vi salutano molto nel Signore Aquila e Prisca, con la comunità che si raduna nella loro casa (1 Cor 16, 19)
La XVII Settimana Biblica Diocesana per la Diocesi di Rimini sarà dedicata alla tematica delle piccole comunità negli Atti degli Apostoli.
–L’itinerario della Parola di Dio
L’itinerario dell’opera lucana, anche se suddivisa in due tappe, ossia il Vangelo e gli Atti degli apostoli, è in realtà profondamente unitario. La Parola di Dio, proclamata con autorità in Galilea (cf. Lc 4, 32; 5, 2) da Gesù, segue il percorso del messia, dalla Galilea fino a Gerusalemme (cf. Lc 9, 51), dove si compie il mistero delle Scritture, riguardante la morte e resurrezione del messia al terzo giorno e l’annuncio del Vangelo a partire da Gerusalemme (cf. Lc 24, 45-47). Comincia qui il viaggio degli Atti degli apostoli, nel quale i ministri della Parola (cf. Lc 1, 2), a partire da Gerusalemme sono spinti a testimoniare la resurrezione di Gesù fino ai confini del mondo (At 1, 8). Attraverso la loro testimonianza la Parola di Dio si diffonde e porta frutti di conversione (cf. At 6, 7; 17, 13; 19, 20), fino a giungere, con Paolo, a Roma (cf. At 28, 24-27). Qui Paolo attesta il compiersi della parola del profeta Isaia (Is 6, 9-10), che riguarda l’indurimento del cuore del popolo di Israele, il rifiuto che una sua parte ha opposto alla salvezza e l’annuncio alle nazioni da parte di un resto di Israele, fedele alla promessa (cfr. Is 6, 13; At 28, 28).
-Il resto “universale” di Israele
Questo resto di Israele si concretizza anche nella comunità domestica dei discepoli di Gesù, radunati nello stesso luogo nel giorno di Pentecoste (2, 1-12), quando accade l’effusione dello Spirito sui figli di Israele, promessa dal profeta Gioele (cf. Gio 3, 1-5). Perché la Parola si compia è necessaria la rete familiare e domestica di una “piccola comunità”, a favore di una provvidenziale espansione dello Spirito. Essa non è piccola tanto in senso numerico, ma teologico, perché è un “resto” di Israele, purificato e reso umile nei travagliati tornanti della storia (cf. Lc 1, 52ss). Al contempo, proprio perché è un resto esso si concepisce come universale, capace di parlare all’intero popolo e a tutte le nazioni (cf. At 2, 5). Questa paradossale dialettica tra particolarità e totalità del popolo che caratterizza il resto di Israele si ritrova nella comunità messianica della Chiesa di Gerusalemme. Essa infatti non coincide né sostituisce il popolo di Israele e la sua elezione, perché non viene mai definita come popolo di Dio e celebra il culto eucaristico in piccoli gruppi nelle case (At 2, 46). Tuttavia essa gode il favore di tutto il popolo (v. 47) e partecipa anche al culto ufficiale del tempio, dimostrando di condividere l’identità stessa di Israele. Essa è dunque quel resto messianico che testimonia il compimento delle promesse fatte da Dio ad Israele.
-Il resto di Israele come piccola comunità missionaria
Inoltre in mezzo alla persecuzione proclama la Parola di Dio con franchezza (At 4, 31). La “piccola comunità” ecclesiale è infatti per natura missionaria e la persecuzione non fa che moltiplicarne paradossalmente la capacità evangelizzante. Così la dispersione dei discepoli a causa della persecuzione scoppiata a Gerusalemme provoca una provvidenziale dispersione della Parola (cf. At 8, 4). Emerge qui il ruolo del diacono Filippo (cf At 8, 5-8) e dei ministri della Chiesa. I diaconi infatti, istituiti per le mense, diventano poi alcuni tra i principali annunciatori della Parola.
Approfondire queste questioni può aiutare anche le nostre comunità a discernere le vie dell’annuncio di fronte alle sfide complesse del nostro tempo.